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Nella Turenna orientale, poco a valle di Blois, la Sologne è un territorio singolare, che fa un po' storia a sé stante. Dotata di un terroir originale, composto prevalentemente di sabbie e silice, ma anche di argille e calcare, è da tempo caratterizzata da una gamma ampelografica ampia e peculiare, che la rende più varia rispetto al carattere un po' monocorde di altre aree della valle della Loira. Qui Christian Venier si è fatto le ossa dapprima apprendendo dai cugini Thierry e Jean-Marie Puzelat, poi mettendosi gradualmente in proprio a partire dagli anni Novanta. Era giunto a coltivare quasi 12 ettari di vigneto, ma ha successivamente ridotto la superficie aziendale per selezionare i terroir migliori e dedicarsi con minuzia e dedizione a una superficie più circoscritta, di circa 7 ettari. Oggi lavora con metodo rigorosamente biologico – per quanto volutamente non certificato – diversi vitigni: dallo Chardonnay al Sauvignon, dal Gamay al Pinot noir, dallo Chenin blanc al Pineau d'Aunis. Le rese sono bassissime, per privilegiare la maturità e la qualità degli acini.
In cantina gli additivi enologici non hanno diritto di cittadinanza. Le vinificazioni sono condotte da lieviti e batteri indigeni, sia per la fermentazione alcolica sia per quella malolattica. I vini prendono forma in contenitori di acciaio, cemento, vetroresina o legno, a seconda dei casi; nessuna chiarifica forzosa, nessuna filtrazione. L'anidride solforosa è evitata ogni qual volta è possibile. I vini acquisiscono così una grande naturalezza espressiva e una mirabile finezza.
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