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Jean-Yves Devevey potrebbe in qualche modo incarnare l’“antieroe” borgognone per eccellenza. Figlio di una famiglia di agricoltori e allevatori di Demigny – comune viticolo di pianura della Saône-et-Loire, tra Côte de Beaune e Côte Chalonnaise –, non ha ereditato un grande domaine pronto chiavi in mano, bensì costruito pazientemente la sua formazione tecnica e la tenuta tra Rully e Volnay, Beaune e le Hautes-Côtes. Nel 1992 la prima vendemmia, poi un caparbio e paziente lavoro che l’ha portato a rilevare buoni appezzamenti tra i livelli gerarchici Regionale, Village e Premier cru. Oggi la superficie coltivata ammonta a 7,6 ettari, circa metà di proprietà e metà in locazione. In vigna nessun diserbo chimico, ma sarchiatura e inerbimento, con una conversione ufficiale alla viticoltura biologica (certificazione nel 2014) e una sperimentazione in corso della biodinamica, specie a Volnay.
In cantina non vi sono regole assolute: Jean-Yves adatta le proprie pratiche caso per caso, annata per annata, privilegiando l'osservazione meticolosa e la riflessione. Tuttavia le fermentazioni sono sempre spontanee, l’uso degli enzimi è bandito e le chiarifiche enologiche messe all’indice. I solfiti sono utilizzati con grande parsimonia, per tassi di solforosa libera sempre inferiori a 20 mg/l.
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