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Anne e Étienne Sandrin avevano scelto percorsi diversi per la loro carriera. Lei una filiera agronomica tecnica; lui quella giuridica. Poi, come accade spesso, quando i genitori di lui decidono di andare in pensione, la piccola tenuta di Celles-sur-Ource, nella Côte des Bar, rischia di chiudere i battenti. Anne e Étienne decidono di mollare tutto e di dedicarsi anima e corpo alla terra, alle viti, al vino. I genitori li scoraggiano, loro insistono. Nel 2006 il Domaine Sandrin diventa così un nuovo “campo-giochi”, come lo definiscono loro. Un campo-giochi molto impegnativo: c’è da imparare o perfezionare quasi tutto. Anne e Étienne vogliono un approccio diverso: niente chimica in vigna, niente additivi in cantina. Nel 2013/14 la conversione ufficiale al biologico. L’anno dopo, l’approdo alla biodinamica (certificazione Demeter). La passione di Étienne lo porta a selezionare di persona le piante che poi lavora in proprio per i preparati biodinamici. Una vera azienda sinergica a tutto tondo.
Oggi i 9,5 ettari di vigneto sono protagonisti di un approccio metodico, appezzamento per appezzamento (le contrées, come si dice nell’Aube). La vinificazione è dunque parcellare: ogni luogo un vino. Lo schema di massima prevede una pressatura soffice verticale tradizionale, una fermentazione alcolica e una malolattica spontanee, nessuna chiarifica chimica né termica, nessuna filtrazione, e per finire nessun dosaggio. Gli champagnes Sandrin acquisiscono così una purezza espressiva e una precisione che ripropone nel calice il carattere del terroir di Ource, principalmente argilloso-calcareo. Delicatezza, definizione e classe: ecco le stelle polari di questo domaine.
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